Ci sveglia il sole contro il vetro, siamo orientati ad est purtroppo, ma almeno così abbiamo la giornata piena, alle 9 siamo già pronti per andare al museo.
Non ne abbiamo ancora parlato, qui a Kars e sulle alture circostanti, compresa l'enorme pianura in quota attraversata ieri, sono tutti pascoli, abbiamo incontrato mandrie e greggi a non finire, per questo la città è considerata capitale del formaggio.
Probabilmente la gran parte della produzione di peynir del Paese viene da qui, perciò 1€ per il museo ci sembra doveroso spenderlo.
Anche se poi la parte interattiva di assaggi e laboratorio non è aperta e il giro si risolve in pochi minuti in cui plastici e manichini fanno vedere come si produce il formaggio... cosa che noi piemontesi sappiamo già benissimo.
Per me è un po' una fregatura, mentre Maury dice che un giretto vale la pena.
Comunque siamo concordi nello spostarci in centro ed entrare in qualche negozio a caso per tastare con mano, anzi, col palato, come sono questi formaggi.
Arriviamo nella zona centrale, siamo sotto all'imponente castello costruito nel 1153 ma poi distrutto, sotto al quale c'è una piazza pedonale con molti localini alla moda, quasi tutti molto chic.
Notiamo circa 6 o 7 moschee, compresa una vecchia chiesa armeno georgiana convertita, ma non voglio entrare perché questa architettura così tipica dei prossimi Stati che visiteremo mi incuriosisce molto e non voglio spoilerarmi quello che troverò tra qualche giorno.
Se siete stati attenti, negli scorsi mesi abbiamo detto più volte quale sarebbe stato il nostro percorso, ed ora, geograficamente parlando, siamo molto vicini alla Georgia.
O meglio, siamo più vicini all'Armenia ma questo confine è chiuso.
Comunque, senza anticipare nulla, torniamo a questa città, per goderci la giornata, al bordo di un fiume inquinatissimo ma immersi in una interessante cultura di confine, con austeri edifici costruiti durante il periodo russo, ma anche ville decadenti e strade polverose, che si intervallano a ristoranti di lusso pronti ad accogliere il turismo invernale di chi va a sciare qui vicino.
L'influenza delle vicine Georgia ed Armenia deriva anche dal fatto che una volta la capitale dell'Armenia era Ani, un paesino che da qui si raggiunge in breve tempo ma con una strada ripida e montuosa, cosa che non abbiamo voglia di far affrontare al nostro Bruto.
Dopo aver comprato 3 tipi di formaggio a dei prezzi sicuramente non nella media turca nonostante una strenua contrattazione, andiamo a prendere una medicina che costa anch'essa quasi il doppio del normale.
Alla fine ci sediamo a prendere un cai col timore del conto, che pero' questa volta è onesto.
Mentre volano miliardi di pioppi mettendo alla prova il mio sistema respiratorio, approfittiamo di una wi-fi gratis per caricare un paio di video, compensando così quanto speso prima.
Proseguiamo verso il lago di Cildir, oggi abbiamo segnato sulla mappa vari spot perché non sappiamo quali siano consentiti, alcune recensioni segnalano il divieto non scritto, che autorizza la polizia a mandarti via.
Il lago di Cildir è eccezionale, sarà il cielo azzurro con qualche nuvoletta che sembra dipinta, saranno i prati verde fluorescente costellati di mucche e pecore, ma ci innamoriamo subito di questo posto dove case o ristoranti sono una rarità.
Il lato negativo di tutta questa natura esplosiva, è che non ci sono strade secondarie dove fermarci, eccetto che per una piazzola che appartiene ad un ristorante del comune, quasi in disuso.
Qui troviamo altri 3 van e un 4x4 tedesco, segno che è il posto giusto.
Facciamo amicizia coi tedeschi e Maury si prodiga in spiegazioni per aiutarli a far volare per la prima volta il loro nuovo drone.
Ci godiamo il pomeriggio assolato tirando fuori le nostre sedie e pianificando la giornata di domani che sarà sicuramente importante.
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