L'ultimo harem | Giorno 26

 








Sarà valsa la pena aspettare? Abbiamo conosciuto due ragazzi della repubblica Ceca che sono arrivati come noi ieri sera ma sono andati via subito, invece io questo palazzo da mille e una notte lo voglio vedere.

Stamattina le luci dell'alba lo illuminano dalla parte a noi visibile, regalandogli man mano colori rossastri e ocra, cangianti come le rocce di questo promontorio.

Entriamo dal portone principale che già promette atmosfere orientali con il minuzioso intarsio che lo sovrasta.

Dentro si aprono due cortili, dai quali si accede a varie stanze, delle quali le più interessanti sono quelle della zona dell'harem.

Il governatore che lo fece costruire voleva una villeggiatura estiva con molto sfarzo e le decorazioni non lo smentiscono: già la porta di ingresso gotica, con bassorilievi floreali è maestosa.

Sebbene tutte le stanze siano vuote, è impressionante la grande cucina, così come la stanza centrale dove si svolgeva la vita, attigua alla quale c'erano varie stanze per le concubine.

Ci addentriamo in tutti i corridoi che al principio sembrano labirintici, ma poi capiamo che quasi tutto è collegato e si torna all'ingresso.
Interessante vedere le stanze sotterranee della servitù e le celle delle prigioni, anche se la struttura più spettacolare è la cupola della moschea, quasi rossa, col suo minareto in pietra della stessa tonalità.

E' talmente bella la prospettiva dal cortile che vorrei far volare il drone, ma è vietato.

Proseguiamo la guida in mezzo ad una pianura davvero infinita, forse perché ci sono poche costruzioni sembra ancor più grande, e siamo ai piedi del monte Ararat che imponente ci sovrasta con la sua punta ancora imbiancata dalla neve ma anche nascosta dalle nubi.

Facciamo una sosta davanti alla miniera di sale, ovvero una montagna dove si trova naturalmente il salgemma, che viene estratto e lavorato in mille modi, ma dove si può anche entrare per fare quelle che vengono chiamate “terapie del sale”, che paiono miracolose per i problemi respiratori.




Con varie nubi cariche di pioggia all'orizzonte proseguiamo in questo altipiano che ci regala viste aperte sui pascoli pieni di greggi di pecore e mandrie di mucche.

Ovviamente incrociamo la pioggia varie volte, che in realtà ci fa piacere per lavare i vetri di Bruto, e poi perché voltandoci indietro vediamo un bellissimo arcobaleno, che riesco ad immortalare per intero dopo aver fatto fermare Maury sul bordo di questi verdissimi prati.










Arriviamo a Kars dopo essere rimasti bloccati da una transumanza, e non trovando parcheggio in centro ci sistemiamo vicino al museo che visiteremo domani.

Nota del giorno: i controlli militari in questa zona sono frequenti, ma sono sempre rapidi e la maggior parte delle volte si ride e si cerca di parlare di calcio!

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