Ha piovuto molto e c'è un'umidità che non ricordavamo dai tempi della Colombia.
Facciamo comunque due passi nel giardino del campeggio, che ieri sera non avevamo visto.
Ci fermiamo a una panchina-altalena, non so come si chiami, in Italia non ne vedo da decenni, pero' ricordo che era divertente dondolarsi in 4 col tavolo in mezzo, dove comunque non credo nessuno abbia mai mangiato ne' giocato a carte per ovvi motivi.
Noi ci giriamo un pezzo di video e rischiamo di perdere il telefono, appunto.
Poi partiamo per l'altra metà di strada che ci porterà all'ingresso della zona meno battuta della Turchia, il sud est che inizia da Gaziantep, si inoltra in quella che storicamente identifichiamo come Mesopotamia, fino alle porte dell'Iraq, e poi sale vicino al confine armeno, infine a quello georgiano dove entreremo.
Il paesaggio è collinare, poi pianeggiante e poi premontano, ma tutto coltivato a frutta e verdura di ogni genere, e crediamo con questo caldo e umidità sia il posto più favorevole dove lavorare la terra.
Percorriamo un'autostrada per 4 ore, la statale sarebbe stata impensabile per Bruto.
Durante il tragitto l'unica cosa degna di nota sono delle angurie schiantate sul ciglio della strada ogni pochi chilometri, come la strada di pollicino, che alla fine conduce ad un camion accostato con le 4 frecce e senza la sponda destra.
Non succede altro finché finalmente arriviamo al campeggio di Gaziantep, che è veramente degno di nota, costa la metà di quello di ieri ed ha tutti i servizi immaginabili, quindi la mia unica preoccupazione per la sera è fare la famosa lavatrice. Maury cucina un tajine di pollo, mentre un ragazzino turco che sta studiando inglese con un app viene a chiacchierare fino a notte.
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