Le mongolfiere | Giorno 10

 












Non è ancora l'alba, è tutto buio, sentiamo bussare, fuori un gran trambusto, ci vestiamo in fretta, le maglie sopra i pigiami, apriamo la porta e qualcuno ci dice di spostarci, poche parole, “spostatevi” ed “è pericoloso”.

Parole che bastano a farci capire cosa sta succedendo, dando una rapida occhiata ai dintorni si iniziano a vedere tanti pick up, pullman, carrelli trasporto e gruppi di persone con giacche pesanti, con lo sfondo di una mongolfiera che si sta gonfiando.

Avevamo la sveglia alle 4:30 ma non è ancora suonata, ci spostiamo di qualche metro più avanti per non intralciare le operazioni di gonfiaggio nel piazzale, ma d'altronde quando siamo arrivati qui stanotte era buio e nessuno poteva indicarci dove parcheggiare.

Facciamo appena in tempo a muoverci che dietro di noi arrivano decine e decine di autobus pieni di persone pronte a salire nelle ceste, le quali stanno arrivando trasportate da pickup con carrelli.

Ci mettiamo anche felpe e sciarpe, abbiamo sonno, gli occhi che bruciano e fuori ci sono 7 gradi.

Non facciamo nemmeno in tempo a farci un te che le prime luci dell'alba iniziano a far intravedere centinaia di mongolfiere sdraiate, in procinto di gonfiarsi, che pian piano si raddrizzano grazie all'aria calda spinta dentro da dei grossi bruciatori, che le illuminano dall'interno facendole sembrare delle enormi lampadine lampeggianti.

Usciamo subito per non perderci l'atmosfera, Bruto è proprio in mezzo a questo spettacolo, abbiamo palloni da tutti i lati.

Tra riprese al buio e mani intirizzite passiamo così circa 2 ore, nelle quali la luce cambia, e anche il panorama prende sfumature diverse, finché non rimaniamo da soli con gli ultimi palloni aerostatici che stanno atterrando illuminati dal sole.

Ancora inebetiti dall'esperienza, o forse dal sonno, andiamo a fare colazione con un gozleme al formaggio nel bar all'inizio del parcheggio, scoprendo un signore gentilissimo che ci stira a mano due specie di piadine enormi, tanto che crediamo di avergliene ordinate 4.

Calcolando che non facciamo mai colazione, dopo questa entrata di calorie ci sentiamo sazi e ancora più stanchi, pronti per andare a dormire proprio qui sotto ai camini delle fate.

La mattinata scorre intorno a noi, ignari, con quad, cavalli e moto che ci passano di fianco, ma fino a mezzogiorno noi non apriamo gli occhi.

Quando ci siamo un po' ripresi ripartiamo verso sud, consapevoli che oggi faremo solo la metà della strada, perciò trovo un campeggio con lavatrice inclusa per la sosta di stasera.

Quando arriviamo a Tarsus piove già da vari chilometri, ma con una temperatura caraibica, quindi andiamo a registrarci boccheggiando ed anelando una doccia.

Ma la lavatrice c'è? Chiediamo. No problem! È la risposta.

Andiamo quindi a lavarci e quando usciamo il guardiano non c'è più.

La lavatrice di contro è li' in bagno ma ha un grosso lucchetto.

Internet non c'è perché hanno avuto un problema...in totale siamo un po' contrariati, perché la doccia la potevamo fare anche sul camper senza pagare 9€.

Va beh, andiamo a dormire di nuovo, per finire di recuperare la nottata di ieri.

Non abbiamo più l'età.


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