Come un formicaio | Giorno 7





Finalmente troviamo qualcuno che ha i rivetti, poco lontano dal parco.

C'è una piazza sterrata con varie officine sgangherate, con attrezzi e ferraglia fuori da ogni portone; una di queste sta riparando un trattore, una altra ha strutture di alluminio. Comunque parlando con qualcuno di loro capiscono di cosa abbiamo bisogno e chiamano altre persone, ognuna delle quali arriva con un attrezzo diverso e quello col martello ha anche i rivetti della misura giusta.

A gesti chiediamo la pistola per rivettare ed arriva anche quella, saggiamente utilizzata dal signore col martello e scalpello.
Alla fine di questi 3 minuti chiediamo quanto dobbiamo pagare e loro ci provano chiedendo 10€.
Non so se vi ho già detto che in questa parte della Turchia anche i musei hanno i prezzi in euro, tanto sono abituati a trattare coi turisti.
Comunque tra due risate e una contrattazione arriviamo a dargli 300 lire, ovvero poco più di 3€.

Andiamo a parcheggiare all'entrata della città sotterranea e l'euro lo vogliono anche qui.

Ci troviamo davanti all'ingresso, in una ampia piazza incorniciata da signore che stendono i gozleme a mano, e molti altri ristoranti e souvenirs; qui ci soffermiamo a guardare la gente che entra, per capire se per statura e stazza ci sia qualcuno come Maury, ma poi lette alcune informazioni online, capiamo che lui non potrà entrare.

In 5 minuti decido se entrare anche io, che non ho problemi di claustrofobia ma teoricamente chi soffre di asma non dovrebbe entrare.

Cerco una mappa, una guida, un gruppo...niente.

Va beh, vado da sola, non posso lasciarmi scappare questa opportunità unica.

Capisco che ci sono delle frecce di emergenza, quelle blu servono per risalire dagli 8 piani sottoterra, lo tengo ben a mente e lo spiego ad una coppia di spagnoli che si trova spaesata come me alla prima stanza, tra la confusione dei turisti e il buio a cui gli occhi devono ancora abituarsi.

Questi signori entusiasti della speleologia mi prendono in simpatia e decidono di pagare una guida, ovvero un ragazzo che è già lì dentro e si offre di accompagnare chiunque, dicendomi di aggregarmi a loro.
Non ci penso due volte e quando stiamo scendendo le prime rampe di scale strette, quasi in ginocchio, sono felicissima che il turco ci faccia da apristrada gridando a quelli di sotto di non risalire.

In totale scendiamo e saliamo in questi cunicoli, in una parte che è solo il 10% della città totale, eppure la fatica ci fa ansimare parecchio, sarà per la posizione piegata che dobbiamo mantenere, o sarà per l'aria un po' rarefatta man mano che si scende.

Sembra di essere in un formicaio, me lo immagino cosi' all'interno, le gallerie scavate a mano che si aprono su delle stanze più grandi che avevano funzioni diverse in base all'epoca. Gli ittiti usavano una zona come stalla, che più avanti nei secoli divento' una cucina ad esempio.

La guida ci spiega di una chiesa, una scuola, una zona per pigiare il vino, e molti buchi che servivano da condotti di aerazione o anche per parlarsi da un piano all'altro.

La verità è che bisogna immaginarsi molto di quello che ci viene detto, poiché la città non aveva alcuna decorazione, oggi vediamo solo terra scavata a mano, che per me è la parte più incredibile.

Si stima che vivessero 20,000 persone in un'area di 4 chilometri quadrati, per 8 piani di profondità.

Non riesco ad immaginare una popolazione intera che vivesse in questi spazi angusti, compreso il bestiame.
Con questo pensiero risalgo in superficie dopo quasi 1 ora ed i miei occhi faticano ad abituarsi, ma vado velocemente da Maury che ovviamente non ha notizie di me e non ha idea che io sia stata con una guida, magari ha sperato che mi perdessi!

Per la notte ci dirigiamo già verso Goreme, la città più famosa di tutta la Cappadocia, con le sue formazioni rocciose a forma di cono e altri fenomeni carsici che ci accolgono già da sud, all'ingresso della Valle dei piccioni, non chiedetemi il motivo del nome, con un panorama spettacolare dalla strada che si affaccia su una valle le cui pareti sono di roccia bianca molto stondata per l'erosione del vento, tanto da farla assomigliare a panna montata.

Qui ovunque si vada ci si trova ad ammirare questi coni rovesciati, utilizzati come abitazioni, e ad oggi sede di alcuni dei più lussuosi hotel della regione.

C'è molto traffico e migliaia di quad parcheggiati davanti alle agenzie di noleggio. Noi proseguiamo sulla strada principale facendo un giro esplorativo, finché non finiamo in uno sterrato e ci troviamo proprio sotto ad alcune di queste rocce quasi bianche che troneggiano in mezzo ad un piazzale; intorno a noi passano gruppi in escursione con ogni mezzo, dalle due ruote ai cavalli, fino ai cammelli.

Facciamo un altro percorso per ritrovarci fuori dalla zona calda, ovvero un grande prato sulle alture adiacenti alla città, dal quale abbiamo una magnifica vista su quello che dovrebbe accadere domattina prima dell'alba.

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