Finalmente troviamo qualcuno che ha i rivetti, poco lontano dal parco.
C'è una piazza sterrata con varie officine sgangherate, con attrezzi e ferraglia fuori da ogni portone; una di queste sta riparando un trattore, una altra ha strutture di alluminio. Comunque parlando con qualcuno di loro capiscono di cosa abbiamo bisogno e chiamano altre persone, ognuna delle quali arriva con un attrezzo diverso e quello col martello ha anche i rivetti della misura giusta.
Andiamo a parcheggiare all'entrata della città sotterranea e l'euro lo vogliono anche qui.
Ci troviamo davanti all'ingresso, in una ampia piazza incorniciata da signore che stendono i gozleme a mano, e molti altri ristoranti e souvenirs; qui ci soffermiamo a guardare la gente che entra, per capire se per statura e stazza ci sia qualcuno come Maury, ma poi lette alcune informazioni online, capiamo che lui non potrà entrare.
Cerco una mappa, una guida, un gruppo...niente.
Va beh, vado da sola, non posso lasciarmi scappare questa opportunità unica.
Capisco che ci sono delle frecce di emergenza, quelle blu servono per risalire dagli 8 piani sottoterra, lo tengo ben a mente e lo spiego ad una coppia di spagnoli che si trova spaesata come me alla prima stanza, tra la confusione dei turisti e il buio a cui gli occhi devono ancora abituarsi.
In totale scendiamo e saliamo in questi cunicoli, in una parte che è solo il 10% della città totale, eppure la fatica ci fa ansimare parecchio, sarà per la posizione piegata che dobbiamo mantenere, o sarà per l'aria un po' rarefatta man mano che si scende.
La guida ci spiega di una chiesa, una scuola, una zona per pigiare il vino, e molti buchi che servivano da condotti di aerazione o anche per parlarsi da un piano all'altro.
Si stima che vivessero 20,000 persone in un'area di 4 chilometri quadrati, per 8 piani di profondità.
Per la notte ci dirigiamo già verso Goreme, la città più famosa di tutta la Cappadocia, con le sue formazioni rocciose a forma di cono e altri fenomeni carsici che ci accolgono già da sud, all'ingresso della Valle dei piccioni, non chiedetemi il motivo del nome, con un panorama spettacolare dalla strada che si affaccia su una valle le cui pareti sono di roccia bianca molto stondata per l'erosione del vento, tanto da farla assomigliare a panna montata.
Qui ovunque si vada ci si trova ad ammirare questi coni rovesciati, utilizzati come abitazioni, e ad oggi sede di alcuni dei più lussuosi hotel della regione.
C'è molto traffico e migliaia di quad parcheggiati davanti alle agenzie di noleggio. Noi proseguiamo sulla strada principale facendo un giro esplorativo, finché non finiamo in uno sterrato e ci troviamo proprio sotto ad alcune di queste rocce quasi bianche che troneggiano in mezzo ad un piazzale; intorno a noi passano gruppi in escursione con ogni mezzo, dalle due ruote ai cavalli, fino ai cammelli.
Facciamo un altro percorso per ritrovarci fuori dalla zona calda, ovvero un grande prato sulle alture adiacenti alla città, dal quale abbiamo una magnifica vista su quello che dovrebbe accadere domattina prima dell'alba.
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