Giorno 1
Neanche a Trieste avevo visto un vento così forte, costante ed insistente.
Siamo costretti a ripararci vicino a qualche fabbricato, almeno di notte per dormire tranquilli. Oggi tocca ad un ristorante ancora chiuso per l'inverno.
Ci siamo parcheggiati di fianco ed abbiamo una strada pedonale di fronte a noi che ci divide dalla spiaggia, una delle poche di sabbia viste finora, anche se camminando lungo questo percorso ci accorgiamo che poco dopo ricominciano rocce e scogli e qualsiasi attività estiva deve essere preparata artificialmente.
I campi da beach volley hanno una bellissima sabbia dorata riportata da chissà dove, l'entrata in acqua deve essere agevolata da qualche molo che viene riparato ogni primavera dopo le mareggiate, e le classiche spiagge con ombrelloni sono sostituite da grandi prati di erba verdissima.
Incrociamo un bar tutto bianco e blu, tipico greco, con corde marinare che pendono tra un ramo e l'altro, con tavolini sotto a pergole d'uva e gli immancabili cani e gatti passeggiando tra i clienti. Un signore che sta accatastando delle casse di birra nel retro ci chiama e ci fa segno verso l'alto, per farci vedere che un grosso pavone sta dormendo a 4 metri d'altezza tra le foglie di un albero. Una capretta occupa trionfante un lettino da spiaggia pieno di molliche di pane. Situazione surreale e divertente.
Proseguiamo finché il vento contro non ci ha spettinati abbastanza e la spiaggia municipale non è finita. L'aeroporto di Pafo è poco dietro di noi ma gli aerei non sono molti, scopriamo comunque che è un ottimo collegamento low-cost con Orio al Serio.
Giorno 2
Dobbiamo ancora lavorare molto sulla fiducia nel prossimo.
Questo è uno dei punti fondamentali del nostro viaggio, restare con la mente aperta e non avere pregiudizi di qualsivoglia genere verso gli altri.
Non stiamo parlando di preconcetti sociali o culturali, ne' tanto meno di razza, questi no, forse non li abbiamo mai avuti.
Quello che intendo è che dobbiamo sforzarci molto per credere che le persone siano per la maggior parte buone e senza secondi fini.
Siamo entrambi prevenuti quando incontriamo qualcuno che ci vuole anche solo parlare, siamo vittime di quei famosi “non parlare con gli sconosciuti” che ci sono stati ripetuti tante volte da bambini, ma che poi, da adulti, ti portano a credere che se una persona non la conosci è meglio non averci a che fare.
Spiego meglio: poco fa abbiamo visto un rubinetto dell'acqua vicino alla casetta del bagnino, volevamo riempire i nostri 10 litri per la doccia ma due uomini seduti lì di fianco ci hanno dissuaso, solo per il fatto di essere lì.
Poi ci siamo convinti ad andare a chiedere, una semplice domanda, dopotutto nessuno ci aveva guardato male o ci aveva detto che l'acqua era privata, cosa tra l'altro successa più volte in Italia in fontane pubbliche.
Queste due persone ci hanno subito detto che non c'era problema, inoltre ci hanno spiegato che l'acqua è anche potabile, se volessimo berla dicono sia ottima, come se non bastasse ci hanno sistemato due sedie vicino a loro e ci hanno preparato un ottimo caffè cipriota, simile a quello turco, e per finire hanno diviso le loro arance già sbucciate con noi.
Abbiamo chiacchierato un po' scoprendo il lavoro di soccorso che svolgono per l'aeroporto locale, e poi parlando di noi, poiché volevano sapere del nostro viaggio.
E' stato un ottimo momento per esercitarci in questo comportamento di apertura.
Ci siamo diretti finalmente a Pafos, sede di un luogo patrimonio UNESCO molto famoso e molto visitato, trovando parcheggio dietro al porto, vicino all'ingresso del sito archeologico che visiteremo domani, sperando in meno vento.
Facciamo una passeggiata tra i locali lungomare, tra ristoranti e souvenir, quando ci decidiamo a chiedere un'informazione importante. Premessa, dobbiamo rispedire l'inverter rotto in Spagna ed abbiamo un'etichetta internazionale da apporre, ma non sappiamo dove sia una copisteria per stampare.
Entriamo in un souvenir a caso e chiediamo al proprietario dove possiamo trovare il negozio in questione: in men che non si dica ci stampa lui tutte le etichette senza nemmeno voler essere pagato.
Per finire proseguiamo con un giro in bicicletta, del quale non posso riprendere nulla perché sono ancora senza freno e le mani le devo tenere entrambe sul manubrio. Nell'interno del paese individuo un negozio di ciclismo e decido di andare a chiedere per farmela sistemare. Non so se abbiano tempo e non so se debbano ordinare un pezzo, ma incredibilmente il proprietario mi risolve il tutto il 3 secondi netti, girando un pezzo con una chiave tipo brugola.
E nemmeno lui vuole essere pagato.
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