La sindrome di Stendhal





Anche oggi non mancano i momenti in cui vedo sbucare la testa delle tartarughe marine proprio davanti a noi, anche dalla finestra della cucina ogni tanto colgo dei movimenti con la coda dell'occhio, sono diventate quasi delle compagne di campeggio e ci dispiace lasciarle, anche perché questo angolino nel molo di Demre è stato davvero rilassante.

Mi rendo conto che stiamo dormendo benissimo anche perché non c'è nessun minareto nei dintorni.

Comunque oggi mi sento meglio e ho proprio voglia di proseguire il viaggio, che prevede finalmente la visita ad alcuni resti della antica città di Myra, ma solo dopo essere passati alla basilica cristiana ortodossa di San Nicola.

Questa cittadina ha una storia tra le più interessanti per noi italiani, infatti qui era vescovo San Nicola di Bari.

Sì, proprio il patrono del capoluogo della nostra Puglia.

Scopriamo che era nato a Patara, cittadina vista pochi giorni fa, dove c'erano le grandi dune naturali per intenderci, poi trasferito a Myra dove esercito' l’attività apostolica fino alla sua morte.

Le sue reliquie furono custodite proprio qui in questa cattedrale per circa 700 anni.
Si dice che una spedizione marittima di sessantadue marinai baresi andò a prendere le spoglie del santo quando la zona venne conquistata dai musulmani, per portarle nella cripta della nuova basilica di Bari appunto, costruita appositamente per venerarlo.

Dopo questa piccola scoperta, andiamo a vedere i resti della necropoli di Myra, che è famosa per essere stata costruita come fosse un villaggio vero e proprio, per celebrare i morti come fossero in vita.

Questa parete verticale di pietra color ocra si staglia di fronte a noi con tanti buchi nella roccia adornati come porte o templi, sono molto vicini tra loro e affacciano verso est, verso sud e verso ovest, come girassero intorno alla roccia.

L'effetto è un po' da sindrome di Stendhal, stareste a guardare quest'opera per ore, anche se effettivamente è solo un cimitero.

Il paese era collegato alla necropoli con delle gallerie sotterranee, inoltre scopriamo particolari decorazioni dell'epoca, con volti a bocca aperta, con espressioni tra lo spaventato e l'arrabbiato, che ornavano il teatro adiacente.

Questo piccolo sito archeologico merita davvero una visita a nostro parere.

Altra particolarità della giornata si rivela il parcheggio di fronte a questo sito.

Un parcheggio gratis, in mezzo a centinaia di aranci, dove entriamo senza remore guidati da un ragazzo che ci fa grandi segni con le braccia per farci parcheggiare.

Vediamo altri camper già piazzati, poi scorgiamo una piccola casetta con un portico di legno dove il ragazzo si prodiga per fornire servizi ai suoi "ospiti". Organizza tour, affitta camere, prepara cene e qualsiasi altra attività gli si chieda.

Alla fine è proprio così che ci siamo sentiti, come ospiti ben voluti, perché abbiamo subito accettato di comprare una grande spremuta d'arancia fresca a 1€ che ci ha ristorato dopo la passeggiata, ma poi abbiamo anche accettato di farci preparare la cena in questo portico.

A un modico prezzo abbiamo trovato in tavola un piatto di carne di pollo fatta a spiedini con patate ed insalata mista.

Non eravamo i soli, tutti i camper presenti hanno cenato qui e si è creata una bella comunità, in cui ci si scambiava informazioni ed opinioni di viaggio, oltre a risate e vari brindisi.
Una coppia tedesca festeggiava un compleanno e hanno versato un po' di prosecco anche a noi, ma il proprietario del terreno pareva non volesse che la serata finisse, quindi si è prodigato per riempirci i bicchieri più volte di "raki" liquore turco casalingo che sa di anice, un po' tipo la nostra sambuca, da allungare rigorosamente con l'acqua.
Prima di andare a dormire abbiamo ricevuto varie arance, noci, pomodori e cetrioli, oltre a insalata russa e una bottiglia di vino, da questo simpatico signore che nel frattempo parlava con i suoi amici buttando legna su un falò improvvisato nel portico.

Momenti di vita quotidiana turca, che fondendosi con la vita di noi stranieri, crea momenti impossibili da dimenticare.

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