Stand-by




 
Kalimera cari nomadi!
Voglio iniziare questo articolo proprio con una parola greca che significa "buongiorno", perchè vi scrivo dal confine greco di mattina presto.
Siamo fermi alla dogana che dalla Grecia ci porterá in Turchia, ancora non si sa quando, ma dopo mille controlli e attese insensate prima o poi ci faranno passare.
Siamo fermi in una coda di circa 1 chilometro, una sola corsia, il sole entra dal mio finestrino quasi orizzontale e porta la temperatura oltre i 20 gradi.
Moltissime persone sono scese dalle proprie auto e stanno in piedi chiacchierando in piccoli gruppetti; scendo e mi avvicino ad alcuni di loro, sono tutti turchi.
Mi spiegano che è normale e prevedono un paio d’ore di attesa.
Lo sapevamo che poteva succedere, le voci si spargono tra i viaggiatori come un telefono senza fili ma noi non ci siamo sentiti di cambiare strada solo per delle voci.
O meglio, non ci abbiamo creduto tanto, noi vogliamo sempre verificare in prima persona, il "per sentito dire" non è un'esperienza che reputiamo valida, quindi stiamo attraversando il confine a Ipsala, invece di andare a nord e passare per la Bulgaria, per poi sbucare a Edirne, come molti viaggiatori consigliavano.
Abbiamo sperato che ci andasse bene, ma alla fine cos'è un'ora in piu' o in meno per noi che sul nostro mezzo ci viviamo?
Pace.
Attendiamo e nel frattempo torno a scrivere un articolo del blog che ultimamente ho trascurato.
Anzi, da quando siamo ripartiti a fine settembre, questo blog è proprio entrato in stand-by.
Ma forse, ad essere sincera, ero io ad essere in stand-by.
Dal momento in cui abbiamo attraversato il confine con la Slovenia ho atteso di essere stupita e rapita da panorami, persone, cibi, modi di fare... qualsiasi cosa diversa dal solito mi sarebbe andata bene, invece non è successo, tutto mi sembrava così normale che il blog è rimasto fermo.

Alt, a questo punto è meglio che vi spieghi com'è andata, perchè non voglio che pensiate che abbiamo attraversato Paesi che non meritano di essere visitati, al contrario, tutti sono da considerare belle esperienze, con panorami splendidi e persone autentiche, ottimi cibi e accoglienze calorose, e da tutti abbiamo cercato di trarre il meglio immergendoci nei luoghi e nelle loro tradizioni.

Ma inizialmente i primi Paesi sono stati di passaggio o anche solo di trasferimento, come appunto la Slovenia che abbiamo attraversato in poche ore.

Il primo luogo che abbiamo veramente visitato è stato la Croazia, nella fattispecie le sue coste con calette di acqua turchese e scogliere rocciose a picco su una strada sinuosa e con pochi parcheggi per camper. Ho imparato a salutare e a chiedere il pane nella lingua locale, Maury ha fatto conversazione con un signore che parlava solo Croato e che ci lasciava parcheggiare sotto i suoi pini, nonostante il divieto di campeggio, ma al di fuori di questo non è sucesso niente di eclatante, nulla che mi facesse venir voglia di scrivere un articolo, non perchè non fossero bei posti, ma perchè mi sembrava tutto ordinario, tutto straordinariamente "europeo".
Forse per questo siamo stati solo una dozzina di giorni.
Poi abbiamo evitato la Bosnia saltando su un'isoletta croata con un nuovissimo ponte entrando cosi' diretti in Montenegro, dove ci ha sorpreso un piccolo traghetto che ci ha permesso di attraversare un fiordo con pochi minuti di navigazione, invece di perdere varie ore per circumnavigarlo, ma in fin dei conti la nostra meta era scendere il piu' velocemente possibile verso sud, così non abbiamo fatto nemmeno una sosta in questo Stato.
Dovete considerare che inizialmente il nostro piano di viaggio prevedeva solo una macro idea, spiegata in vari video e anche in live, ovvero arrivare in Turchia per novembre circa e passare l'inverno al sud di questo Paese che è meta gettonatissima dai camperisti appunto per il clima mite oltre che per la gentilezza dei suoi abitanti.
I dettagli li abbiamo lasciati al caso, volevamo visitare qualche paese della penisola balcanica ma senza idee precise ci siamo affidati piu' che altro alle previsioni meteo, scendendo nella zona con temperature piu' elevate ed evitando le zone montuose ed interne, che sicuramente avrebbero avuto qualche grado meno della costa.
Per paura che arrivasse presto l'inverno e per scappare da quegli autunni piovosi che tanto pativamo in Italia, tanto odiati da farci trasferire appunto in Andalusia 10 anni fa, abbiamo accelerato decidendo di saltare parecchi luoghi e concentrarci solo su alcune zone.
 
Ed è così che a metá ottobre siamo entrati in Albania, avendo individuato in questa regione un posto piu' interessante di altri da esplorare. Vuoi che non è proprio Europa, vuoi che davvero è stato diverso da tutti gli altri Stati affacciati sull'Adriatico, ma effettivamente possiamo dire che è stata l'esperienza che piu' ci è piaciuta finora. Qui le persone sono state davvero indimenticabili, aperte, gentili, chiunque cercava di parlarci, o di aiutarci, o di fare qualche battuta.
Come la signora di un minimarket che non ha voluto venderci il pane perchè, ha fatto il gesto, Maury aveva troppa pancia. Io ho imparato, come mio solito, una manciata di parole per comunicare qualcosa di base, chiedere cibo per lo più e poi ringraziare. Qui abbiamo conosciuto degli italiani emigrati che hanno aperto un campeggio e ci hanno raccontato molte cose sul Paese, inoltre ci hanno permesso di incontrare un prete del piccolo villaggio di Tale che opera in una missione dove accoglie ragazzi senza famiglie. Grazie a loro ci siamo fatti una buona idea di come si vive al nord dell'Albania, che è la zona piu' rurale, quella dove abbiamo anche visto degli strani pupazzi impiccati ai balconi delle case, i "dordolec" per poi scoprire che non sono macabri, ma portano bene e scacciano il malocchio nelle nuove costruzioni. Abbiamo visitato antichi insediamenti ottomani, dove un signore ci ha addirittura ceduto il suo posto auto, lui ha lasciato la sua vecchia Lancia in doppia fila e noi abbiamo potuto infilarci in un posto in bilico con due ruote sul marciapiede.
Ricordo l'operaio del mantenimento a Kruje che, come quasi tutti, parlava italiano e appena ci ha sentiti chiacchierare ha voluto rispolverare la lingua, parlandoci del fratello che abita ancora ad Imola; poi ricordo un ragazzo che mi ha venduto una zucca intera per pochi centesimi, e nonostante il mio sguardo sorpreso, non ha aumentato il prezzo solo perchè ero straniera.
Gentilissimo un fruttivendolo che su una statale, tra un pomodoro e l'altro, ha tirato fuori la sua carta d'identitá italiana, dicendo con un filo di amarezza che aveva lavorato da noi e poi è tornato in patria per la famiglia.
Simpatico anche il ragazzo di un bar sul lungolago di Scutari, che ci ha lasciato caricare la bici elettrica nella presa del frigo dei gelati.
Siamo passati alla zona sud con un clima veramente estivo ed il caldo fuori stagione ci ha lasciato godere delle meravigliose spiagge da Valona in poi, ma abbiamo anche apprezzato la cittá, che tra l'altro è il luogo dove è nato un nostro amico di Novara, quindi eravamo anche piu' felici di visitare questa zona dopo averne sentito tanto parlare da lui, cosi' abbiamo solcato i suoi grandi viali con le nostre bici, fermandoci a prendere un espresso degno di nota e visitando poi un piccolo museo dove ci è stata spiegata la storia della relativamente recente guerra direttamente in italiano.
In generale ci sono piaciuti tutti i posti e tutte le persone per l'atteggiamento che avevano verso di noi, davvero ci siamo sentiti benvenuti ovunque, merito anche del fatto che il campeggio in libera è permesso e che incredibilmente ci siamo sentiti sicuri ovunque, cosa che ci ha permesso varie volte di lasciare Bruto parcheggiato e incustodito, ed allontanarci in bicicletta o a piedi per scoprire piccoli centri storici altrimenti non raggiungibili.
Per completare la descrizione del nostro idillio con l'Albania, farei anche un cenno ai prezzi veramente bassi del cibo di stagione se comprato in mercati locali.
Nonostante l'intossicazione alimentare del primo giorno, torneremmo in Albania anche domani.
 
In grecia siamo entrati il 25 ottobre, di gran fretta per arrivare al primo porto e sperare di trovare il ricambio della pompa della doccia, che si era appena rotta in zona Saranda, dove gentilmente gli albanesi ci avevano spiegato che i ricambi anche loro devono andare a prenderli a Igoumenitsa.
E avevano ragione.
Risolto questo problema in un paio di giorni, eravamo liberi di proseguire in qualsiasi direzione, ovvero potevamo fare un giro in Grecia o accelerare per entrare in Turchia come previsto, verso novembre.
Invece di attenerci ai piani, abbiamo deciso di proseguire in terra ellenica, perchè in questo stile di vita i piani saltano sempre, a volte anche non per tuo volere, quindi meglio abituarsi, cambiamo rotta e proseguiamo verso sud.
Gasatissimi per aver rimesso piede in Grecia dopo 13 anni, ricordando le vacanze in motorino senza casco, le innumerevoli spiagge visitate, con annessi tramonti di ore ed ore, passati sorseggiando retzina oppure ouzo, ci immergiamo di nuovo in questa cultura, cosi' simile a noi italiani da sentirci dire da molti greci "una razza, una faccia", ma anche molto diversa, come nella lingua o nella religione, da farci crescere la voglia di scoprirne ogni angolo.
La visita è iniziata dalla costa ovest, scendendo verso il Peloponneso e ripercorrendo sin da subito tutti i piatti tipici che giá conoscevamo e complice il fatto che io avevo imparato a leggere il greco giá in quelle famose vacanze, ci siamo sentiti subito a casa. Ma non in quel modo in cui ti avvolge una nuova cittá, facendoti sentire al sicuro con quella sensazione di appartenenza ad un posto ma lasciandoti anche la curiositá di scoprire nuove cose... no.
Qui è stato piu' come una riscoperta di cose giá viste, quindi inutile dire che siamo stati benissimo ma ci è mancato un po' quel brivido della scoperta che andiamo cercando in ogni viaggio.
Proprio questa sensazione di casa, di facilitá nelle comunicazioni, nella spesa, nel cibo, nella geografia di una costa fatta della stessa vegetazione mediterranea che appartiene anche alle coste italiane e con le migliaia di ulivi e aranci con cui abbiamo convissuto in Andalusia, ci ha intrappolati e stregati per quasi 80 giorni, portandoci a vivere con la lentezza tipica dei paesini marittimi durante l'inverno, indugiando al sole caldo di quest'autunno con temperature estive.
Anche se abbiamo visto spettacolari rovine del periodo ellenistico, scogliere mozzafiato, tramonti indimenticabili, scoperto terme bollenti in un fiume, fatto scorpacciate di olive, moussaka, feta e pesce fresco, non abbiamo avuto quella sensazione di scoprire una nuova cultura, ma piuttosto di integrarci perfettamente in essa, di farne parte come autoctoni.
Così come dal primo minuto eravamo ospiti della signora Sofia a Corinto, ma sembrava ci conoscessimo da una vita, e una notte sono diventate 4.
Anche quando siamo risaliti nella Grecia continentale, trovandoci ai piedi del maestoso Monte Olimpo con le sue cime imbiancate di neve fresca, abbiamo sentito un naturale impulso di fermarci a godere di questa bellezza nonostante le temperature fossero scese sotto zero e Bruto producesse stalattiti dall'oblo' panoramico.
Proprio per questa sensazione "casalinga" siamo rimasti qui per un periodo in cui Jules Verne ci avrebbe fatto addirittura il giro del mondo.

In conclusione, ora che stiamo lasciando questo Paese, mi sembrava giusto aggiornarvi su quello che è successo negli ultimi 3 mesi, indipendentemente che l'abbiate giá visto accadere nei video YouTube. Perchè queste riflessioni inevitabilmente non passano nei video, bisogna fermarsi a pensare e questi sproloqui non aiuterebbero l’audience “televisiva”.

Ecco perchè è nato questo blog, perchè ora che mi sono fermata a pensare ho capito il motivo del mio, passatemi il termine, "blocco dello scrittore", ma mi è anche diventato chiaro come abbiamo affrontato questa parte di vita on the road, ogni posto è stato vissuto in una maniera diversa, e queste riflessioni mi portano alla cosa fondamentale che siamo riusciti a fare proprio qui in Grecia.

Non ci siamo piu' preoccupati di "arrivare", ma soltanto di "vivere"; questo è il miglior insegnamento che ci ha portato la Grecia in questo nuovo viaggio.

E ora che finalmente ci lasciano attraversare il confine con la Turchia, meta tanto ambita sin dalla partenza, capisco che ogni luogo attraversato ci ha portato a vivere questo momento con un'emozione ancora maggiore: l'aspettativa di conoscere cose nuove e mai viste.

Ovviamente non vediamo l’ora di raccontarvele.

Commenti

  1. Bona die o salude
    come si dice in Sardo.
    Buon viaggio.
    Spero che i vostri video mi facciano apprezzare anche la Turchia come lo è stato per il Marocco, perché prima di voi abbiamo seguito altri video che il Marocco l'ha solo "evitato"
    perché quasi sempre fuori dai centri abitati.

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