Pamukkale








Giorno 1

Come anticipavo ieri, siamo a metà strada per andare dove dobbiamo andare.

Oggi guidiamo ancora qualche ora in una lunga pianura, non molto larga, ma ampiamente sfruttata per coltivazioni di frutta e verdura.

Vediamo tantissime fragole, oltre agli onnipresenti ulivi e mandarini.

Le case sono molto più modeste e i contadini vendono i loro prodotti su della bancarelle a bordo strada.

A volte le lasciano lì montate e incustodite, mentre loro stanno in casa; ci chiediamo, se ci avvicinassimo si accorgerebbero di noi?

Proseguiamo fino ad arrivare di pomeriggio al nostro parcheggio di oggi, dove ci sono altri 3 camper e un overlander. Davanti a noi si erge una montagna bianca che sembra neve sporca: siamo a Pamukkale.

Giorno 2

Dopo la breve premessa di ieri, abbiamo sfruttato il pomeriggio per lavorare online, lasciando per oggi la visita completa del parco archeologico, per la quale saranno necessarie varie ore.

Questo è uno dei posti turistici più conosciuti e più "mitizzati" della Turchia: sarà capitato a tutti di vedere per lo meno la parte delle cascate di calcare di Pamukkale, che significa "castello di cotone" appunto per il candore di queste vasche, formatesi con lo scorrere dell'acqua calcarea che col tempo ha lasciato dei depositi bianchissimi a forma di vasche rotonde ma irregolari, come fiocchi di cotone appunto.

La visita a questo patrimonio UNESCO è stata in dubbio fino a stamattina; l'avevo detto anche qualche giorno fa agli amici incontrati per strada, per vari motivi non eravamo convinti, ma effettivamente anche loro ci hanno detto: quando mai passeremo più di qui?

I dubbi sono sorti poiché online si vedono migliaia di foto di queste vasche piene di acqua turchese, che crea uno splendido contrasto col calcare che è bianchissimo, ed è emozionante vedere i riflessi del cielo, della natura circostante e del tramonto che si specchiano in questi mille pezzettini di acqua.

Il sito era in pericolo negli anni 70-80 quando a causa dell'avvento del turismo di massa si era arrivati a costruire hotel sul bordo superiore di questa formazione e addirittura una strada asfaltata nel mezzo.

A quei tempi i turisti entravano nelle vasche senza prestare attenzione, sporcando la roccia e nuotando in queste terme naturali dove l'acqua tra l'altro scorre a 37 gradi, temperatura piacevolissima in inverno.
L'UNESCO è intervenuta per questo, abbattendo tutte le strutture costruite dall'uomo e vietando l'ingresso alle persone, per ristabilire il candore del posto che, calpestato da milioni di piedi e di scarpe era ormai marrone.

Con questa premessa e con le foto che circolano su Instagram uno crede di arrivare in un posto da sogno, invece da varie voci avevamo capito che non è proprio così.

Abbiamo deciso di andarci appunto per verificare fino a che punto fossero vere le foto o le dicerie. In ogni caso nel prezzo abbastanza esoso del biglietto, 21€ a persona più 4€ di parcheggio, è compresa anche la visita dell'antica città romana di Hierapolis, che effettivamente è un gioiellino incastonato in queste verdissime colline proprio sopra alle cascate calcaree.

Perciò dopo essere entrati abbiamo iniziato proprio con la visita delle rovine, con una bella passeggiata in salita per arrivare a vedere dall'alto la punta di diamante di questo luogo: il teatro romano.

Si resta a bocca aperta quando ci si trova lì in cima, con le gradinate ripide sotto i piedi, che accompagnano la vista al centro dello scenario, che da questa altezza si fa piccolo piccolo; per contro di fronte c'è il palcoscenico, ancora tutto in piedi con due ordini di archi e i suoi frontoni in cima, che sembra enorme, e pare sovrastarci anche se è qualche metro sotto di noi.

Uno spettacolo unico al mondo che vale da solo la visita in questo posto.

Ci concediamo un po' di tempo seduti qui ammirando il panorama fino a che i nostri occhi non sono sazi, per proseguire alla scoperta di altri resti sparsi su tutta la collina.

Solo alla fine di tutto ci dirigiamo verso il basso, dove inizia a sgorgare l'acqua calcarea e inizia ad intravvedersi la formazione bianca.

Questa si apre in una gola fatta a U, nella quale l'acqua scendendo a caduta libera lungo le pareti verticali ha creato nei secoli queste formazioni calcaree a terrazza.

C'è una passerella di legno con delle panchine, dove è obbligatorio lasciare le scarpe, poi si può entrare in una prima parte dove sgorga acqua calda ma il suolo è marrone e melmoso.

Il percorso è obbligato, e porta a delle vasche tutte uguali, costruite dall'uomo, in un terrazzamento che scende verso valle, nel quale pero' possiamo constatare che l'acqua è gelida.
Le famose vasche "di cotone" sono alla nostra destra e alla nostra sinistra, tutte, e dico tutte, completamente secche.

Inizia una nostra personale indagine nella quale cerchiamo di capire come mai ci siano delle chiuse tutto intorno alla gola, e come mai siano tutte bloccate, a parte due che incanalano l'acqua in stretti ruscelletti e la portano nei punti più lontani della valle.

Dopo varie esplorazioni Maury giunge alla conclusione che stiano ancora lavorando al sito, preservandolo, sbiancandolo, o comunque cercando di creare nuove vasche.

A voi la conclusione, certo è che le foto online spesso sono volte a far vedere le cose migliori di quelle che sono in realtà.

 

 

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