Imperi







Due delle quattro ”città imperiali” sono qui al nord est.

Abbiamo visitato Mekhnes, con le sue imponenti porte, i mille gatti che sonnecchiavano ad ogni angolo della medina, i lussuosi palazzi in ristrutturazione grazie a recenti contributi UNESCO; abbiamo attraversato il sostenuto traffico cittadino, seguendo una fila di auto che procedeva lentamente per entrare alla fiera dell’agricoltura.

Abbiamo apprezzato le campagne circostanti, piene di ulivi ma ancor più di campi di grano, distese giallo oro senza fine che ricoprono le colline a perdita d’occhio.

Un paio di strade sterrate ci hanno condotto alla visita di un altro impero, quello romano, con i resti dell’insediamento di Volubilis, del quale sono rimaste intatte alcune colonne, mosaici, strade e un paio di muri, che ci fanno immaginare come doveva essere questa prospera cittadina circa 2000 anni fa.

Oggi ci stiamo spostando verso Fes, l’ultima delle città imperiali che visiteremo domani, proseguendo per una strada regionale abbastanza tortuosa ma molto panoramica.

Ci fermiamo in una curva, nel punto che ci sembra il più alto, prima di scollinare.

Non siamo soli, pare che tutti i turisti si fermino proprio qui, credo ci sia un punto di sosta con una vista mozzafiato.

Accostiamo in mezzo a qualche casetta improvvisata di venditori e sbirciamo oltre i nostri finestrini: il panorama che si rivela è impressionante, l’ennesimo cambio repentino di paesaggio che il Marocco ci regala in ogni regione.

Siamo in mezzo a colline dorate, con sfumature rosse e cime bianche, che digradano sotto di noi in campi coltivati, fino a confluire in un lago azzurro turchese.

Dopo aver contemplato questo dipinto della natura, rivolgo la mia attenzione agli stand dei souvenir.

Vendono oggetti di paglia come variopinti cappelli e sottopentole, ma nel frattempo preparano anche spremute d’arancia.

Facciamo due chiacchiere con un signore dalla faccia simpatica mentre spreme le arance più dolci mai assaggiate e capiamo a gesti qual’è la strada che ci può condurre alla riva del lago, dove possiamo passare la notte in libera.

Nel frattempo che il vento gli fa volare via tutto ciò che ha appeso, ci offre di mangiare con lui e suo figlio il tagine che sta preparando nel retro.

Decliniamo gentilmente perché abbiamo già mangiato e non ci sembra giusto portargli via metà del loro pranzo, ma siamo comunque immensamente grati a tutte queste persone meravigliose che stiamo incontrando, delle quali ci piace raccontare perché aggiungono dettagli preziosi al nostro primo viaggio in questo Paese.

E probabilmente non sarà l’unico.

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