Tamragh, la nostra casa oggi è in un posto in periferia dal quale vedo il paese sulla mia sinistra, centinaia di nuove costruzioni sulla collina di fronte e 3 dromedari in un prato attiguo.
Per oggi mi va bene così, ma già non vedo l’ora di proseguire.
Da Safi a Imsaouane il paesaggio ha iniziato a cambiare, il verde si fa più sporadico, i campi coltivati con verdure hanno lasciato spazio agli alberi di argan e qualche ulivo.
La terra rossa, argillosa e fertile è cambiata in roccia dura color ocra.
Ma da oggi ancor più mi sento di essere in “Africa”.
Lasciando il paesino di surfisti dove siamo stati in libera per 3 giorni, costeggiamo l’oceano seguendo la strada nazionale. In particolare stiamo percorrendo una cinquantina di kilometri montuosi, da cui abbiamo viste mozzafiato sulle spiagge dorate, visuali quasi aeree dai frequenti tornanti che si snodano sulle montagne dell’Atlante.
Infatti la famosa catena montuosa del Marocco parte proprio da qui, da questo sperone nella costa si innalzano i primi rilievi che poi proseguono all’interno del Paese verso nord-est, passando per l’Algeria e terminando addirittura in Tunisia.
Nel mezzo di queste curve, tra salite e discese roventi sotto un sole già a picco alle 10,30 del mattino, troviamo la nostra prima duna.
La classica duna di sabbia scoscesa, di sabbia fine e polverosa, coi suoi crinali disegnati dal vento e senza vegetazione.
È piccola, ma tanto basta per farmi riflettere che da qui inizia davvero il deserto, l’Africa come la vediamo nel nostro immaginario quando pensiamo che qui c’è la parte ovest del deserto del Sahara.
Eppure dall’altro lato c’è l’oceano, con le sue onde spaventose, che oggi sembrano infrangersi contro questa parte della costa rocciosa con ancora più forza dei giorni scorsi.
Il vento soffia in direzione contraria generando uno strano effetto che soffia via all’indietro la spuma delle creste appena inizia a formarsi.
Arrivati a Tamragh, un cartello dice “stazione turistica”, e notiamo subito la differenza con i paesi precedenti.
Siamo quasi ad Agadir e tutta la zona è considerata turistica dagli anni ‘60.
Percorriamo la statale senza riuscire a trovare un fruttivendolo, la possibilità di parcheggiare è limitata, il traffico è più sostenuto, non ci sono più le famiglie sul carretto trainato dall’asino e tutte le strade che si avvicinano al mare hanno il cartello di divieto camper.
Il Marocco ci sta stupendo con una varietà infinita di paesaggi e di modi di fare.
Come dicevo all’inizio, non vedo l’ora di ripartire.
Devono essere una bella sensazione da vedere...Ciao (Danielzx ts)
RispondiEliminaDaniele!!! 😊 si, la sensazione della sabbia fine delle dune è bellissima!
EliminaMarina.SenzaCAP