La piazzetta di terra è contornata da negozietti bassi, le cui facciate sono colorate di azzurro, giallo, rosa e verde.
Le insegne molto occidentali annunciano articoli per surfisti, bar e caffè vista mare, o pranzi rapidi con sandwich e panini.
Lo spazio antistante è costellato di sedie e tavoli di legno tutti diversi, alti o bassi, rotondi o quadrati, color legno o dipinti.
Tutti sembrano materiali di recupero, qualche vaso con piante grasse abbellisce l’ambiente, 3 ombrelloni di paglia e uno di stoffa fanno un’ombra scarsa, e i turisti iniziano a sedersi con fiducia per uno spuntino vista oceano.
Questo posto è il paradiso delle onde e chiaramente attrae moltissimo turismo.
Mentre un gatto mi passa tra i piedi sornione, penso a Mohamed, un ragazzo conosciuto ieri nel paese più a nord di qui.
Quando siamo arrivati abbiamo trovato un nuovissimo parcheggio appena costruito, nemmeno era visibile da Google Maps.
Ma il paese era abbandonato a se stesso. Una lunga strada per collegarsi alla statale, alla fine della quale trovano posto una moschea, un pugno di modeste case e un pozzo.
Il posto è in riva al mare ma non c’è spiaggia, le rocce si coprono e scoprono in base alla marea, per questo non è frequentato dal turismo di massa.
Una delle case riporta una scolorita insegna di un ristorante, chiuso attualmente, chissà da quanto.
La bottega del paese è poco più di una stalla, vende uova, pane, latte e nessuna verdura fresca.
Chiediamo per dei pomodori e ci dicono di andare alla “boutique”, alla fine del paese troviamo un uomo al pozzo col suo asino, chiediamo dove sia questa “boutique” e lui ci fa segno col braccio verso Essaouira, la città a 40 kilometri da qui.
Non c’è nulla ma grazie al nuovo parcheggio qualche straniero arriva; infatti con noi ci sono altri 3 camper.
E lì arriva lui, Mohamed.
Tiene sottocchio il parcheggio perché ha capito che coi turisti si può guadagnare, ed arriva saltellante portandosi in spalla una grossa borsa piena.
Con una pazienza e una educazione inusuale per quanto visto finora, aspetta che ci posizioniamo e che facciamo manovra, aspetta anche finché ci mettiamo in bolla, prima di iniziare a parlarci italiano con nostro sommo stupore.
Dice di avere 20 anni ma ne dimostra meno, ha grandi occhi gentili ed un po’ tristi.
Apre la borsa ed inizia a mostrarci dei cappellini di lana in una gamma infinita di colori.
Vuole 30 dírham, ma non fa l’elemosina, vuole vendere i cappellini che dice che fa la sua mamma, non vuole i soldi per nulla.
Sarà anche per questo che ci risulta simpatico e decidiamo di regalargli una maglietta ed alcuni consigli.
Ha imparato 5 lingue parlando con i turisti e non ha ancora capito che tutti in questo parcheggio cercano cibo.
Potrebbe rivendere le uova della bottega al doppio e sarebbero comunque economiche.
Invece qui a Imsaouane, nell’oasi dei surfisti, hanno capito benissimo come fare business, tutto intorno a noi è studiato per farci comprare.
Infatti adesso vado a mangiare il mio panino da 2€ al tonno fresco, che anch’io nel mio piccolo faccio girare l’economia.
Il giorno che Mohamed verrà in questo villaggio o uno simile, saprà cosa fare per il suo paesino.
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