Il mercato










Mi danno le uova fresche dentro a un sacchetto pieno di segatura.

Questo è quello che mi rimarrà più impresso della spesa al suk di Agadir.

Entrando nel grande mercato si percepisce tutto il contrasto di questa città, la sua dualità, due facce contrapposte. 

Il portone di ingresso è di legno, uno stile antico e arabeggiante con tutti gli intarsi fatti a mano, il soffitto lavorato in legno cesellato e un lampadario esagonale di vetro colorato.

Le spesse mura color mattone racchiudono una quantità di bancarelle basiche, fatte di cassette montate su vecchie strutture di ferro, però il tetto e la struttura portante sono piuttosto nuovi, squadrati, anonimi, lamiere e acciaio in angoli retti.

L’atmosfera è invece quella d’altri tempi, si vede che ognuno di questi mercanti espone ciò che produce, e credetemi se vi dico che i conservanti non sono passati nemmeno vicino a questi prodotti.

Non c’è nulla di ben rotondo o lucidato.

Il mercato è grande ma settoriale, ogni zona ha i suoi prodotti e non ci si può perdere; buona parte è dedicata alla frutta e verdura.

Il mio reparto preferito.

I cibi sono appena raccolti: patate, carote e rape sono piene di terra, le insalate sono ammassate in grandi cespi con piccoli animaletti sulle foglie, i peperoni sono quasi sempre raggrinziti, non sarà stagione.

Le mele costano troppo per chi è di qui, le banane sono esposte appese in grandi caschi a 1€, le fragole sono dolci come caramelle.

I fagiolini sono sempre metà neri, i finocchi hanno cime di un metro, le zucchine sono buonissime e i pomodori sono a 50 centesimi al chilo.

Comprerei tutto.

Il colore predominante è l’arancione degli agrumi: arance e mandarini abbondano anche per strada.

Poi c’è la parte del pane, il tradizionale pane arabo rotondo costa 20 centesimi e quello sfogliato è fatto col burro perciò cerco di prenderne poco perché crea dipendenza.

Le spezie sono esposte in coni appuntiti e coloratissimi, le olive di mille sapori si assaggiano in ogni angolo.

La zona dei dolci ti immerge in un profumo di miele, come camminare in un alveare, ma non è esattamente un eufemismo dato che molte api vivono davvero tra i biscotti.

Adoro i mercati.

Mi sembra di conoscere molto di più il paese che visito se vado al mercato, se guardo la gente fare la spesa,  se vedo i prezzi per i local e se vedo come si comportano i venditori.

Ma le uova, signori, quando mi danno le uova nella segatura raggiungiamo l’apice della giornata.

È il riassunto della dualità di questo paese. 

Semplicissimo e geniale allo stesso tempo.


Da qui, senza dubbio, si esce soddisfatti.






Commenti

  1. Risposte
    1. Maurizio!! 😊 esatto, wow per tutti i mercati tradizionali! MARINA.SENZACAP

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