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L’accoglienza. 

Ragazzi l’accoglienza è un arte. Puoi studiarla in una scuola di turismo, puoi essere più o meno educato, o accondiscendente, o evitare di dire cose sconvenienti.

Puoi essere di indole pacifica o amichevole.

Puoi essere gentile per lavoro, in una reception, dove sei a contatto col pubblico, in un negozio, o puoi farlo per le mance magari.

Ma io non ho mai visto nessuno fermare di propria volontà uno straniero sconosciuto, per fargli dei regali.

Eh si, è andata proprio così.

Siamo appena venuti via da questo incontro per noi incredibile, di un giovedì qualsiasi, in cui due ragazzi del posto ci si sono avvicinati in un parcheggio chiedendoci timidamente se potevano fare delle foto al nostro mezzo.

Siamo scesi perché volevano dei selfie anche con noi, e poi volevano parlare, senza paura delle barriere linguistiche, senza curarsi se il loro francese potesse “conversare” col nostro inglese.

La prima cosa che ci hanno detto è stata “cadeaux” che ok, non sappiamo la lingua, ma questo ci sembrava chiarissimo come significato letterale.

Un regalo.

La domanda era: perché?

Sto ripensando a questa ora passata con loro, a ridere e scherzare degli argomenti principe per un turista; da dove venite, dove andate, quanto tempo state… ma soprattutto augurarci il benvenuto in Marocco e consigliarci cose da vedere e cibi da mangiare.

Quando hanno tirato fuori i pacchetti eravamo increduli.

I regali erano vari, una maglia della loro squadra di calcio, un adesivo, un portachiavi, una spilla di Tangeri, due tazzine da caffè per il camper e … la colazione!

Cibi tipici incartati nella carta oleosa di una panetteria, per farci provare dei sapori nuovi e vedere le nostre reazioni.

Sapete qual è la cosa migliore di quest’esperienza?

Che la risposta al mio “perché” non ce l’avevano.

“Noi in Marocco siamo così” ci dicono mentre fanno spallucce. 

E se ne vanno ringraziandoci.


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